HCV e comorbidità: l’importanza dello screening negli over 50

Intervista alla prof.ssa Alessia Ciancio

Ancora pochi sanno che l’HCV, il virus responsabile dell’epatite C, non colpisce solo il fegato: è un virus sistemico, ovvero un virus che causa una malattia che può coinvolgere diversi organi e apparati1. L’epatite C non interessa solo il fegato ma può avere anche manifestazioni extraepatiche che accelerano la progressione della malattia, o comorbidità che possono essere aggravate dall’infezione stessa1. Tali comorbidità possono essere anche abbastanza comuni, specialmente nelle persone over 50, che per questo motivo – sostengono gli esperti – dovrebbero sottoporsi al test per la ricerca del virus HCV. Ne abbiamo parlato con Alessia Ciancio, professore associato di Gastroenterologia presso il Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino.

Professoressa, cosa significa che HCV è un virus sistemico? E quali sono le principali manifestazioni extraepatiche dell’epatite C?

“Dire che HCV è un virus sistemico significa che gli effetti dell’infezione non sono limitati al tessuto epatico. Il virus dell’epatite C può essere una causa ma anche complicanza di alcune patologie che coinvolgono diversi organi. Con l’epatite C, possono manifestarsi malattia extraepatiche immuno-correlate come la crioglobulinemia mista e il linfoma Non Hodgkin a cellule B, ma anche altre malattie come la sindrome sicca, le artralgie e le mialgie. O ancora, patologie d’organo come quelle a carico dei reni, ossia insufficienza renale cronica e glomerulonefriti causate direttamente dall’HCV. L’infezione da HCV, inoltre, determina un aumento del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, disturbi neuropsichiatrici, diabete mellito e malattie della tiroide. Recenti studi hanno messo in evidenza che nei pazienti HCV positivi c’è un maggior rischio di sviluppare anche tumori extraepatici.”

Rispetto al momento del contagio con HCV, quando si manifestano le comorbidità?

“Oggi come oggi non è possibile stabilire esattamente ‘quando’ possono manifestarsi le comorbidità. Sono pochi infatti i casi in cui il momento della diagnosi di epatite C è prossimo a quello del contagio.

Così a volte le manifestazioni extraepatiche si presentano prima che il soggetto sappia di essere infetto, e anzi in alcuni casi sono proprio questi disturbi a portare alla diagnosi di epatite C, proprio perché è nota l’associazione con l’HCV. Un esempio sono le polineuropatie oppure le glomerulonefriti: quando sono causate da crioglobulinemia, allora solitamente lo specialista predispone degli esami specifici per accertare la presenza di HCV. Altre volte, invece, le comorbidità si presentano dopo la diagnosi.”

Qual è la frequenza delle manifestazioni extraepatiche dell’epatite C?

“Studi italiani e non solo hanno stimato che circa il 75% dei pazienti HCV positivi abbia una o più comorbidità, ma per la maggior parte queste manifestazioni rimangono asintomatiche. Per esempio, le crioglobuline sono presenti in un’elevata percentuale dei pazienti con epatite C, ma sono pochi i casi conclamati, che presentano vasculiti o glomerulonefriti o altri sintomi. Lo stesso vale per le artralgie e le fibromialgie: molti pazienti possono presentarle ma spesso sono sottovalutate sia dal medico sia dal paziente stesso.”

C’è una correlazione tra comorbidità ed età del paziente?

“Possiamo dire che è più facile osservare comorbidità nei pazienti che hanno superato i 50 anni di età. Va considerato, comunque, che proprio questa fascia di popolazione è quella in cui la prevalenza di epatite C è maggiore, ma è anche quella in cui cominciano a manifestarsi patologie correlate in generale all’età. Per esempio, il diabete mellito o le patologie cardiovascolari possono essere dovuti a predisposizioni individuali, ma la presenza di un’infezione da HCV può accelerarne la comparsa e/o peggiorare i disturbi.”

Quindi epatite C e comorbidità si influenzano a vicenda. In che modo?

“Così come l’HCV influenza negativamente le manifestazioni extraepatiche, accentuandole, così le comorbidità influiscono negativamente sull’evoluzione della malattia epatica. L’insulino resistenza, il diabete e la steatosi, in particolare, accelerano la progressione della malattia epatica portando più rapidamente alla fibrosi, alla cirrosi e aumentando il rischio di sviluppare un epatocarcinoma. Per questo è importante da una parte eliminare il virus, dall’altra contenere le comorbidità.”

Eliminare l’HCV dall’organismo quali benefici ha sulle manifestazioni extraepatiche?

“In tutti i casi di manifestazioni extraepatiche andrebbe ricercato il virus ed eliminato. In una buona percentuale dei pazienti eliminare il virus significa migliorare sia la malattia epatica sia le comorbidità. Nei pazienti HCV positivi e diabetici, per esempio, abbiamo visto che l’eliminazione del virus porta in molti casi a un significativo miglioramento del metabolismo del glucosio o addirittura alla risoluzione del diabete: pazienti che necessitavano di insulina prima dei trattamenti anti-HCV, dopo potevano sostituire la terapia con ipoglicemizzanti orali, mentre pazienti che facevano uso di ipoglicemizzanti orali sono riusciti a sospendere le terapie farmacologiche e a controllare il diabete solo attraverso la dieta. Va detto, però, che non sempre succede: dal momento che l’HCV può essere solo una delle componenti che intervengono su un certo disturbo, non è scontato che eradicando il virus la comorbidità migliori o sparisca. Potrebbe infatti ormai essersi verificato un danno d’organo che non può più essere riparato, come ad esempio nel caso di danno neurologico da polineuropatia. In sintesi, eliminare il virus dall’organismo è sempre vantaggioso, ma il miglioramento effettivo delle comorbidità dipende da caso a caso, da patologia a patologia.

Un altro punto che deve essere sottolineato è che oggi abbiamo farmaci che ci consentono di curare pressoché tutti i malati di epatite C. Le terapie del passato erano di difficile applicazione sui pazienti con comorbidità, sia per i loro effetti collaterali sia per impossibilità di trattamento. I farmaci attuali, invece, sono così “maneggevoli” che dovrebbe essere mandatorio cercare l’epatite C in persone con comorbidità, proprio per avere la possibilità – attraverso la cura – di modificare la storia della malattia epatica e degli altri disturbi. Purtroppo, non è sempre così: se per alcune manifestazioni strettamente correlate all’infezione da HCV, come le crioglobulinemie e il linfoma, il test viene prescritto di default, per molte altre, dal diabete ai disturbi neuropsichiatrici, non ci sono linee guida specifiche e l’iniziativa di procedere o meno con il test resta al singolo specialista.”

Quali iniziative avete messo in campo a livello locale per favorire l’emersione del sommerso?

“Abbiamo tre progetti di screening per l’epatite C. In programma c’è un progetto, in attesa di approvazione da parte della Regione Piemonte, che prevede lo screening per l’epatite C attraverso un test rapido salivare in persone under 50 che si sottoporranno alla vaccinazione anti Sars-CoV-2.

Un secondo lavoro riguarda le donne in gravidanza seguite nei consultori: molte di queste persone provengono da contesti e Paesi dove il rischio di epatite C è elevato e non è così infrequente che, non sapendo di essere infette, le donne trasmettano il virus HCV ai figli durante il parto; inoltre alcuni studi indicano che l’infezione da HCV aumenta il rischio di interruzione spontanea di gravidanza. Ci stiamo battendo, comunque, perché per tutte le donne sia previsto lo screening per l’HCV, che al momento la Regione Piemonte non prevede, e la prescrizione del test è a discrezione del ginecologo sulla base dei fattori di rischio.

Infine, a breve dovrebbe iniziare un progetto presso l’Ospedale Le Molinette che prevede lo screening per il virus C di tutti i pazienti che accederanno al pronto soccorso del nostro ospedale. Stimiamo nell’arco di 3-4 mesi di screenare circa 15mila pazienti. I soggetti che risulteranno positivi al test di primo livello saranno contattati per effettuare una visita ed esami di secondo livello presso il nostro Centro”.

Epatite C, comorbidità e over 50, il take home message

“È importante che tutte le persone over 50 che manifestino i disturbi che abbiamo indicato prima, o che abbiano patologie cardio-metaboliche richiedano di fare il test per l’HCV. Individuare e curare l’epatite C può migliorare significativamente la qualità di vita delle persone con queste problematiche”.

Codice materiale IT-UNB-0198

“Materiale di carattere informativo non riferibile a contenuti di prodotto e non finalizzato alla promozione del farmaco”


1 Ippolito AM et al. Hepatitis C Virus Clearance in Older Adults. Journal of the American Geriatrics Society, 14 November 2017, https://doi.org/10.1111/jgs.15140