Epatite C in Italia, numeri e progetti per l’emersione del sommerso

Intervista a Francesco Paolo Russo, dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’Università di Padova

Prof. Russo, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha fissato l’obiettivo di eliminazione dell’epatite C per il 2030. Cosa significa in pratica?

Innanzitutto va precisato che la strategia per il settore sanitario globale dell’Oms parla di eliminazione delle epatiti virali entro il 2030. Concentrandoci sull’epatite C, eliminarla significa in concreto essere in grado di diagnosticare almeno il 90% delle persone che sono positive al virus che la causa, l’HCV, e di trattarne almeno l’80% per eradicare il patogeno dall’organismo[1]. Sappiamo che nel mondo ci sono ancora tante persone che non sono consapevoli di aver contratto il virus dell’epatite C, un “sommerso” – così come viene chiamato – importante da raggiungere sia per la salute dei singoli individui sia per quella globale. Intercettare il sommerso vuol dire interrompere la catena di trasmissione del patogeno dalle persone infette a chi sta loro intorno, prevenendo che altri si ammalino di epatite C. Va ricordato che l’epatite C è una malattia subdola che nella maggior parte dei casi rimanere silente per anni e si manifesta quando ormai è in stadio avanzato compromettendo le funzioni del fegato. Se, applicando le efficaci terapie oggi disponibili, riuscissimo a curare il virus dell’epatite C in uno stadio iniziale di malattia, la persona non svilupperà mai tutte quelle che sono le complicanze della malattia cronica di fegato, come la cirrosi epatica con l’eventuale necessità di un trapianto di fegato, o lo sviluppo del carcinoma epatocellulare. Raggiungere l’obiettivo dell’Oms è di fondamentale importanza, perché riusciamo a trattare e guarire la singola persona, a prevenire lo sviluppo della malattia cronica di fegato in stadio avanzato, a evitare che il virus si possa diffondere tra le persone vicine.

Il nostro Paese è in linea con l’obiettivo di eliminazione?

Per poter raggiungere l’eliminazione dell’epatite C entro il 2030, l’Italia avrebbe dovuto trattare circa 40mila pazienti all’anno. In un primo momento il nostro Paese era tra le dodici nazioni che si stavano comportando meglio, ma purtroppo già all’inizio del 2019 abbiamo assistito ad una diminuzione importantissima nel numero dei trattamenti per il virus dell’epatite C. E con l’arrivo della pandemia abbiamo assistito addirittura in alcuni momenti anche ad uno stop totale per il trattamento. Adesso stiamo cercando di riprendere il ritmo. Ad oggi in Italia sono state trattate per l’epatite C oltre 237mila persone[2]. Il percorso di trattamento è iniziato alla fine del 2014, quando in Italia sono stati messi a disposizione del Sistema sanitario nazionale i farmaci antivirali ad azione diretta in grado nella maggioranza dei casi di eliminare il virus dell’epatite C dall’organismo senza effetti collaterali.

Continuiamo con i numeri. A quanto ammonta il sommerso in Italia?

Considerando una prevalenza di epatite C dello 0,5% nella popolazione nazionale, le persone con HCV in Italia dovrebbero essere circa 300mila[3]. Avendone già trattate tra le 230 e le 240mila, ne rimangono tra le 60 e le 70mila ancora da trattare.

Chi sono le persone che bisognerebbe cercare di intercettare?

Sono persone che fanno o hanno fatto in passato uso di droghe per via endovenosa, soggetti carcerati, oppure persone con più di 50 anni che sono entrate in contatto col virus, prima della sua scoperta, per via sanitaria – chi dal dentista, chi per dialisi, chi per l’impiego di siringhe di vetro. Purtroppo, poi, ancora oggi ci sono persone che non sanno dell’esistenza di regimi terapeutici efficaci per eliminare il virus HCV. Ancora oggi e ancora troppo spesso noi specialisti riceviamo in ambulatorio pazienti che ci dicono: “Sapevamo di avere il virus, ma ci è stato detto che poteva stare lì senza dare nessun problema. Non sapevamo che esistessero queste nuove terapie”. Non fa piacere dirlo, ma c’è ancora molta disinformazione attorno all’epatite C: non c’è conoscenza di ciò che la medicina è riuscita a ottenere con l’utilizzo dei nuovi farmaci.

Quali azioni sono state messe in campo per far emergere il sommerso?

Al momento, come previsto nel Decreto Milleproroghe, gli sforzi si stanno concentrando sullo screening di tutti i nati fra il 1969 e il 1989 – una popolazione giovane che più facilmente può trasmettere l’infezione. Ad oggi in nessuna Regione è entrato in vigore lo screening su tutta la popolazione descritta nel decreto, ma ci sono state iniziative spot[4]. Per esempio, quella di Regione Lombardia, che ha approfittato della campagna di vaccinazione per Covid-19 per effettuare test rapidi per l’HCV a circa 8mila persone in una fascia d’età giovane o molto giovane[5]. Il risultato è stato una prevalenza bassissima di HCV, più bassa dello 0,5% della popolazione generale. Un dato interessante ma che dovrà essere confermato. Un’operazione simile è stata condotta in Campania su 3mila persone, con risultati analoghi. Anche in Regione Veneto lo screening sulla popolazione ‘69-’89 è partito ufficialmente nel mese di maggio 2022; ma le aziende sanitarie hanno avuto la possibilità di attivare studi pilota anche nei periodi precedenti, esperienza che ha coinvolto l’Azienda ospedaliera Università di Padova di cui faccio parte. Siamo partiti il 4 aprile con uno screening della popolazione ‘69-’89 sia in pronto soccorso sia presso gli ambulatori: alle persone che vi si recano chiediamo se siano interessate a fare un test per l’HCV. Qualcosa, insomma, si sta muovendo, ed è molto positivo che finalmente nel 2022 si comincino a vedere i risultati dell’impegno dimostrato a livello sia politico sia scientifico, con l’azione di AISF e Istituto superiore di sanità.

E per gli over-50?

Gli over 50 sono senza dubbio una categoria su cui bisognerebbe attivarsi di più. La speranza è che la campagna di screening possa essere allargata in futuro per coinvolgere le fasce più anziane della popolazione a livello nazionale, magari partendo dalle categorie più a rischio. In ogni caso mi preme ricordare che ci sono già iniziative virtuose a livello locale. Per esempio in Veneto nell’Azienda Ospedale Università Padova in cui lavoro era attivo il programma “Un ospedale senza HCV si può,” che prevedeva lo screening dei pazienti più a rischio indipendentemente dall’età. La letteratura medica[6], infatti, ci dice che ci sono categorie di pazienti con comorbidità in cui la percentuale di individui positivi a HCV è ben più alta della prevalenza dello 0,5% nella popolazione generale. Parliamo di pazienti con diabete, con malattie cardiovascolari, con malattie psichiatriche, con neuropatie o in dialisi. Un’altra iniziativa recente che abbiamo portato avanti in alcuni comuni dell’hinterland padovano, in collaborazione con la Croce Rossa, è stata l’attivazione di punti nelle piazze in cui fosse possibile effettuare un test per la ricerca del virus dell’epatite C. Questo progetto ci sta permettendo anche di esplorare le modalità di coinvolgimento dei medici di medicina generale, con i quali dobbiamo creare maggiori sinergie. Solo con il supporto e la collaborazione dei colleghi di altre specialità sarà possibile raggiungere l’obiettivo dell’eliminazione dell’HCV.

Materiale di carattere informativo non riferibile a contenuti di prodotto e non finalizzato alla promozione del farmaco

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[1] WHO, Global HIV, Hepatitis and STIs Programmes [https://www.who.int/teams/global-hiv-hepatitis-and-stis-programmes/strategies/global-health-sector-strategies]?

[2] Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) [https://www.aifa.gov.it/documents/20142/847506/Aggiornamento_dati_Registri_AIFA_DAAs-30-05-2022.pdf/0cdb9f02-3315-f2f9-d4d2-84d1b3eac487?t=1653983610294]

[3] L.A. Kondili, L.Craxi, A.Aghemo, F.S.Mennini, M.Andreoni. Epatite C. In Italia ci sono ancora 380mila sieropositivi. Ecco perché dobbiamo accelerare lo screening. Quotidiano Sanità, 18 novembre 2021 [http://www.quotidianosanita.it/studi-e analisi/articolo.php?articolo_id=100132#:~:text=Un%20obiettivo%20%2D%20eliminare%20il%20virus,entro%2C%20appunto%2C%20il%202030]

[4] Kondili LA, Aghemo A, Andreoni M, Galli M, Rossi A, Babudieri S, Nava F, Leonardi C, Mennini FS, Gardini I, Russo FP. Milestones to reach Hepatitis C Virus (HCV) elimination in Italy: From free-of-charge screening to regional roadmaps for an HCV-free nation. Dig Liver Dis. 2022 Feb;54(2):237-242. doi: 10.1016/j.dld.2021.03.026. Epub 2021 Apr 27. PMID: 33926816.

[5] D’Ambrosio R, Rizzardini G, Puoti M, Fagiuoli S, Anolli MP, Gabiati C, D’Amico F, Pasulo L, Restelli U, Colombo M, Lampertico P. Implementation of HCV screening in the 1969-1989 birth-cohort undergoing COVID-19 vaccination. Liver Int. 2022 May;42(5):1012-1016. doi: 10.1111/liv.15216. Epub 2022 Mar 12. PMID: 35220667; PMCID: PMC9115160.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35220667/

[6] Mazzaro C, Quartuccio L, Adinolfi LE, Roccatello D, Pozzato G, Nevola R, Tonizzo M, Gitto S, Andreone P, Gattei V. A Review on Extrahepatic Manifestations of Chronic Hepatitis C Virus Infection and the Impact of Direct-Acting Antiviral Therapy. Viruses. 2021 Nov 9;13(11):2249. doi: 10.3390/v13112249. PMID: 34835054; PMCID: PMC8619859.