Screening gratuito e trattamenti per le persone a rischio: così si elimina l’HCV

L’Italia è tra i Paesi europei con il tasso di prevalenza di epatite C più alto, ma, grazie all’avvento di terapie innovative efficaci e di programmi dedicati per identificare le persone infette, la situazione è molto migliorata[1]. Per proseguire spediti verso l’eliminazione dell’HCV, il virus responsabile dell’epatite C, entro il 2030, come prescritto dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS)[2], la comunità scientifica ritiene fondamentale che i programmi di screening gratuito per le persone a rischio non lascino indietro nessuno. Proprio per questo stanno nascendo diversi progetti di micro-eliminazione di HCV e di possibilità di accesso alle terapie (il cosiddetto linkage-to-care) anche per persone immigrate residenti in Italia, come l’iniziativa Mehlim dell’Unità di malattie infettive dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano.

Epatite C e immigrazione

Secondo l’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), e l’OMS in generale la prevalenza di epatite C tra i migranti nell’Unione Europea riflette la prevalenza dell’infezione nel Paese d’origine [1],[2]. Alcuni studi su migranti e rifugiati in diverse città italiane, in particolare, mostrano un tasso di positività all’infezione tra il 3,3 e il 6,2% [3],[4], contro l’1% circa nella popolazione generale 1. Il consiglio alle autorità sanitarie locali è, pertanto, di effettuare screening per l’epatite C nei migranti in arrivo, soprattutto per coloro che provengono da Paesi dove la circolazione dell’HCV è ancora alta (Europa orientale e Nord Africa)[5].

Ancora tanti i contagi in Italia

I dati raccolti dal Sistema epidemiologico Integrato delle Epatiti Virali Acute (Seieva), tuttavia, mostrano un quadro più complesso, che suggerisce come anche gli immigrati che risiedono in Italia da tempo siano a rischio di infezioni da virus epatici, che vengono dunque contratti nel nostro Paese. Dall’analisi della sorveglianza epidemiologica dal 2004 al 2019 è emerso che l’86% dei cittadini stranieri che hanno avuto una diagnosi di epatite acuta (provocata da HCV ma anche da virus dell’epatite A e B) risiedeva in Italia da più di un anno [7]. Nello specifico, l’8% dei casi di epatite C acuta notificati nell’arco di questi 16 anni (in totale 1.161) si sono registrati tra gli stranieri [1].

Il progetto Mehlim

Affrontare il problema dei contagi tra persone immigrate è fondamentale per perseguire l’obiettivo dell’eliminazione dell’HCV in Italia. Tuttavia, si tratta di una popolazione a rischio spesso difficile da raggiungere, a causa di ostacoli come i fattori linguistici, la diffidenza, l’inconsapevolezza del rischio per la propria salute e altri generi di paure. Per questo occorrono progetti e competenze specifiche, come quelle messe in campo dal progetto Mehlim, l’iniziativa di micro-eliminazione di HCV e linkage-to-care degli immigrati a Milano sviluppata dall’Unità di Malattie Infettive dell’Irccs Ospedale San Raffaele con il supporto non condizionante di Gilead. Lo scopo: ridurre la trasmissibilità dell’infezione virale, favorendo la diagnosi precoce e l’accesso alle cure. Il progetto coinvolge mediatori culturali ed è in collaborazione con diverse comunità presenti sul territorio milanese, che partecipano direttamente proprio per abbattere gli ostacoli linguistici e culturali e raggiungere un elevato numero di persone. Gli interessati potranno sottoporsi al test anticorpale di screening gratuitamente e in forma anonima; qualora l’esito fosse positivo potranno accedere alla prima visita epatologica presso l’Ospedale San Raffaele e iniziare le cure nel più breve tempo possibile.

“Materiale di carattere informativo non riferibile a contenuti di prodotto e non finalizzato alla promozione del farmaco”

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[1] Andriulli A, Stroffolini T, Mariano A et al. Declining prevalence and increasing awareness of hepatitis C virus infection in Italy: a population-based survey. Eur J Intern Med. 2018; 53: 79-84.

[2] WHO, Hepatitis C. [https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/hepatitis-c]

[3] European Centre for Disease Prevention and Control. Epidemiological Assessment of Hepatitis B and C among Migrants in the EU/EEA; ECDC: Stockholm, Sweden, 2016.

[4] World Health Organization Europe. Report on the Health of Refugees and Migrants in the WHO European Region: No Public Health without Refugee and Migrant Health; World Health Organization Europe: Geneva, Switzerland, 2018.

[5] Cuomo G, Franconi I, Riva N, Bianchi A, Digaetano M, Santoro A, Codeluppi M, Bedini A, Guaraldi G, Mussini C. Migration and health: A retrospective study about the prevalence of HBV, HIV, HCV, tuberculosis and syphilis infections amongst newly arrived migrants screened at the Infectious Diseases Unit of Modena, Italy. J. Infect Public Health 2019, 12, 200–204.

[6] Scotto G, Armignacco O, Starnini G, Francavilla R, Foti G, Portelli V, Mazzeo M, Minerva N, Carretta V. Hepatitis C and immigration: A multicentre study. Infez. Med. 2016, 24, 210–216.

[7]  Istituto Superiore di Sanità, EpiCentro – L’epidemiologia per la sanità pubblica. Incidenza delle epatiti virali acute tra la popolazione migrante e quella italiana: i dati 2004-2019. [https://www.epicentro.iss.it/epatite/epatiti-popolazione-straniera-in-italia-dati-2004-2019]

[8] D’Angelo F, Ferrigno L, Mele A, Alfonsi V, Declich S, De Ponte G, Crateri S, Burgio A, Caminada S, Tosti ME, on behalf of The SEIEVA Collaborating Group. Differences in Incidence of Acute Viral Hepatitis between Foreigners and Autochthonous Population in Italy. International Journal of Environmental Research and Public Health. 2021; 18(15):7944.