Coronavirus e malattie epatiche – Cirrosi

Covid-19, a Bergamo almeno il 30% dei pazienti con cirrosi è peggiorato

Il Covid-19 ha colpito anche in maniera indiretta. Sono migliaia i pazienti che, pur non colpiti dal virus, hanno visto peggiorare le loro condizioni durante i mesi più caldi della prima ondata della pandemia a causa della difficoltà che gli ospedali hanno dovuto affrontare: mancate visite, allungamento dei tempi per le terapie, paura dei malati di recarsi nei centri di cura. “I nostri pazienti cirrotici, tra il 30 e il 40%, durante l’emergenza Covid hanno mostrato una progressione della malattia e adesso dobbiamo farci carico di tutte queste persone e gestire la situazione”, ha spiegato all’Adnkronos Salute Stefano Fagiuoli, direttore Usc Gastroenterologia ed Epatologia e Trapiantologia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, uno dei relatori del corso in streaming “Covid 19 e malattie epatiche: Cosa è cambiato con la pandemia?“, un evento organizzato con il contributo di Gilead Sciences.

A Bergamo, a lungo l’epicentro della pandemia, all’apice dell’emergenza le attività ambulatoriali non urgenti sono state sospese in modo da potersi dedicare solo ai pazienti urgenti, con scompenso di malattia o con situazioni neoplastiche. “L’impatto quindi è stato importante e ha riguardato anche i pazienti in lista d’attesa perché ne abbiamo sospesi 21 su 87, e in dieci casi le sospensioni erano direttamente legate al problema Covid. Ci sono stati un paio di pazienti che hanno avuto paura di venire in ospedale e sono stati sospesi, abbiamo avuto purtroppo tre pazienti con progressione della malattia neoplastica durante la pandemia. Abbiamo interrotto – prosegue il direttore – tutte le attività di inizio trattamento per epatite B e C e abbiamo continuato l’erogazione dei farmaci ai pazienti già in trattamento”.

Usciti dalla prima fase dell’emergenza, l’imperativo ora è quello di riorganizzare i processi, individuando i pazienti le cui prenotazioni e appuntamenti erano saltati. “A loro sono stati dati altri slot e appuntamenti per la ripresa dell’attività – evidenzia Fagiuoli – Stiamo spostando visite ed esami per liberare lo spazio per i pazienti più urgenti e poi abbiamo messo in campo la telemedicina, una più grezza ovvero usiamo il telefono e le mail per ricontattare, ma anche una più evoluta con le visite da remoto degli specialisti”.

Leggi anche l’intervista a Antonio Craxì, epatologo ordinario di Gastroenterologia dell’Università degli Studi di Palermo, direttore scientifico del corso dell’evento in streaming.